Avete mai sentito parlare del paradosso di Zenone, forse più comunemente conosciuto come il paradosso di Achille e la tartaruga? Va beh in breve la tartaruga è in vantaggio di una lunghezza "x" da Achille, che parte da dietro ma è 10 volte più veloce della tartaruga. Per renderlo più semplice facciamo che la tartaruga è in vantaggio di 10 metri su Achille e Achille è 10 volte più veloce della tartaruga (cioè la tartaruga viaggia a 1/10 di Achille). Parte la gara, Achille in un lampo fa 10 metri (raggiungendo il punto iniziale della tartaruga), ma la tartaruga, che viaggia a 1/10 della velocità di Achille, ha percorso un metro nello stesso tempo; Achille però pensa "ancora un paio di secondi e la prendo!"... e in men che non si dica percorre 1 metro raggiungendo il punto in cui era prima la tartaruga, ma la tartaruga, che non si scompone, nello stesso tempo ha percorso 10 cm (1/10 di metro). Achille si sta innervosendo, fa un altro scatto e percorre 10 cm, ma la tartaruga, probabilmente girandosi e facendogli un dito medio, ha percorso 1 cm... va beh avete capito no? Sto ragazzo qui (Achille) non riuscirà mai a prendere sta benedetta tartaruga, si avvicinerà sempre di più ma senza mai prenderla... Diciamo che è un po' come se Usain Bolt perdesse una finale dei 100 metri contro una lumachina! Va beh, comunque, povero Achille, la sfiderà tante di quelle volte quella tartaruga e non vincerà mai... Beh a quest'ora se ne sarà fatto una ragione, spero...
Non voglio parlare di logica, né tantomeno di relatività perchè lo farò più avanti in altri post, ma voglio concentrarmi un po' sul percorso sia mentale che fisico che fa Achille verso la Tartaruga. Parte distante, sicuro di prenderla, si avvicina, è lì a pochi secondi poi a pochi decimi, poi a pochi secondi, attimi ecc, ma non la prende mai, per un tempo e una distanza sempre più piccola non la prende mai. Anche nella vita più o meno a volte succede così, no? Hai una cosa lontana, ci vuole del tempo per raggiungerla, quando la raggiungi, per un soffio, ti vola via... Beh almeno ci hai provato! Va beh...
Io credo che senza il tempo non si possa vivere! Potrei stare un paio di giorni senza mangiare ma se mi sveglio di notte la prima cosa che voglio sapere è l'ora; quando sono al lavoro devo sapere quanto mi manca alla fine per uscire dall'azienda; devo sapere quanto tempo ho per prepararmi ad uscire (tanto, troppo)... Se io avessi vissuto nei tempi in cui non esistevano clessidre, orologi, ecc io sarei letteralmente impazzito; probabilmente avrei capito che il sole faceva un percorso e avrei passato il mio tempo a guardare il sole per conoscere la sua posizione e regolarmi, sicuramente bruciandomi una retina! Non è che sono fissato con i numeri, ma la necessità di dividere la giornata in parti ugali credo sia abbastanza normale, ma anche per darsi un appuntamento, non so, se non ci fosse l'ora cosa dovrei dire? "Ci vediamo quando il sole è in alto", sì ma in alto quanto? Boh! Oppure "ci vediamo tra 3 clessidre", sì ma clessidre grandi o piccole? Quelle in sabbia fine o grossa? Daiiiiii... Non si può! Mi sembra abbastanza scontato che definire un qualcosa che sia riconosciuto da tutti in tutto il mondo sia stata una cosa estremamente necessaria (ma non sufficiente visto che alcuni arrivano spesso e volentieri in ritardo!!!). Beh quindi è stato definito il secondo, bellissimo, utilissimo; la definizione di secondo, secondo la fisica (scusate il gioco di parole), è: la durata di 9.192.631.770 periodi della radiazione corrispondente alla transizione tra due livelli iperfini, da (F=4, MF=0) a (F=3, MF=0), dello stato fondamentale dell'atomo di cesio-133 (presa da wikipedia). Bene, ora sì che abbiamo definito un tempo che, per quanto poco funzionale possa essere, quello è, da lì non si scappa! Forse è meglio renderlo un po' comprensibile a tutti, anche a me... Non è che mi metto a contare oltre 9 miliardi di periodi di radiazioni per capire che è passato un secondo, oh poi preciso eh: 9 miliardi, 192 milioni, 631 mila e 770! Non uno di meno eh... Non ne ho le capacità e nemmeno la voglia! Va bhe dai però si possono definire un sacco di cose da questo "secondo". Intanto si può calcolare che 1 secondo è circa 1/86400 di tempo della rotazione della terra... Cioè detto in italiano la terra per girare su se stessa ci mette più o meno 86400 secondi. Fico! Ora non so se c'era già prima o meno comunque si è studiato un sistema per ridurre questo numero 86400 per praticità, cioè ad esempio, pensate se vi dicessi ci vediamo oggi al 12367-esimo secondo! Non esattamente facilissimo... Forse dovremmo avere un contasecondi... Va bhe per farla preve han diviso il giorno (inteso come notte e dì) in 24 parti: ogni parte è chiamata ora e contiene 3600 secondi (3600*24=86400). Poi per rendere più difficile la vita elle ferrovie hanno inventato anche i minuti, cioè hanno diviso in 60 parti un'ora e ogni parte l'hanno chiamata minuto, quindi in un'ora ci sono 60 minuti e in un minuto, dato che la matematico non è un'opinione, ci sono 60 secondi! Ohhh finalmente, ce l'abbiamo fatta! Vorrei dire una cosa in merito a questo, anzi due va:
1- il sistema si chiama sistema sessagesimale, cioè pensate al sistema decimale, ogni 10 elementi (da 0 a 9) si ricomincia, ecco così vale per il sistema sessagesimale: ogni 60 elementi (0-59) si riparte da capo.
2- le ore utilizzano un modulo 24, cioè questo vuol dire che il giorno va dalle 00:00 alle 23:59 (gli elementi sono da 0 a 23). Ah dire sitema sessagesimale (60 elementi), dire sistema decimale (10 elementi), sistema binario (2 elementi) e modulo 24 (24 elementi) è la stessissima cosa!
Detto questo io non trovo matematicamente corretto quando spesso in tv danno l'appuntamento alle 24:00 pm! Ma che ora è? di che giorno? Non esiste sta cosa, è concettualmente sbagliata... non si può usare il 24, perchè essendo un sistema a 24 elementi, utilizzabili dallo 0 al 23, il 24 non si può usare! Io divento matto per sta cosa e se è un programma che voglio vedere ma l'indicazione è sbagliata... Io non lo guardo! :-)
Va beh, possiamo parlare anche dei secondi relativi, o del tempo relativo, ci sono un sacco di esempi in rete, forse c'è anche una pubblicità... Non ricordo, cmq riporto il testo:
"Per capire il valore di un anno, chiedi a uno studente che ha perduto un anno di studio.
Per capire il valore di un mese, chiedi a una madre che ha partorito prematuramente.
Per capire il valore di una settimana, chiedi all’editore di un settimanale.
Per capire il valore di un’ora, chiedi a due innamorati che attendono di incontrarsi.
Per capire il valore di un minuto, chiedi a qualcuno che ha perso il treno.
Per capire il valore di un secondo, chiedi a qualcuno che ha appena evitato un incidente.
Per capire il valore di un centesimo di secondo, chiedi a un atleta che ha vinto la medaglia d’argento alle Olimpiadi."
Il denominatore comune di tutto ciò è che tutto è relativo e non si può tornare indietro! Puoi recuperare i tuoi errori, puoi fare qualcosa per migliorarti, puoi avere un'idea per il tuo settimanale, ma nessuno ti restituisce il tempo che hai perso! Sì perchè la lancetta gira sempre in avanti, non gira mai all'indietro!
Chiudo con la mitica teoria del vaso che per me ha un fascino particolare:
Un professore, davanti alla sua classe di filosofia, senza dire parola, prende un barattolo grande e vuoto di maionese e procede a riempirlo con delle palle da golf.
Dopo chiede agli studenti se il barattolo è pieno. Gli studenti sono d'accordo e dicono di si.
Allora il professore prende una scatola piena di palline di vetro e la versa dentro il barattolo di maionese. Le palline di vetro riempiono gli spazi vuoti tra le palle da golf.
Il professore chiede di nuovo agli studenti se il barattolo è pieno e loro rispondono di nuovo di si.
Il professore prende una scatola di sabbia e la versa dentro il barattolo. Ovviamente la sabbia riempie tutti gli spazi vuoti e il professore chiede ancora se il barattolo è pieno. Anche questa volta gli studenti rispondono con un sì unanime.
Il professore, velocemente, aggiunge due tazze di caffè al contenuto del barattolo ed effettivamente riempie tutti gli spazi vuoti tra la sabbia.
Gli studenti si mettono a ridere in questa occasione.
Quando la risata finisce il professore dice:
"Voglio che vi rendiate conto che questo barattolo rappresenta la vita…
Le palle da golf sono le cose importanti come la famiglia, i figli, la salute, gli amici, l'amore; le cose che ci appassionano. Sono cose che, anche se perdessimo tutto e ci restassero solo quelle, le nostre vite sarebbero ancora piene.
Le palline di vetro sono le altre cose che ci importano, come il lavoro, la casa, la macchina, ecc.
La sabbia è tutto il resto: le piccole cose.
Se prima di tutto mettessimo nel barattolo la sabbia, non ci sarebbe posto per le palline di vetro ne' per le palle da golf.
La stessa cosa succede con la vita.
Se utilizziamo tutto il nostro tempo ed energia nelle cose piccole, non avremo mai spazio per le cose realmente importanti."
Fai attenzione alle cose che sono cruciali per la tua felicità: gioca con i tuoi figli, prenditi il tempo per andare dal medico, vai con il tuo partner a cena, pratica il tuo sport o hobby preferito.
Ci sarà sempre tempo per pulire casa, per tagliare le erbacce, per riparare le piccole cose...
Occupati prima delle palline da golf, delle cose che realmente ti importano.
Stabilisci le tue priorità:
il resto è solo sabbia…
Uno degli studenti alza la mano e chiede cosa rappresenta il caffè.
Il professore sorride e dice: "Sono contento che tu mi faccia questa domanda. E' solo per dimostrarvi che non importa quanto occupata possa sembrare la tua vita, c'è sempre posto per un paio di tazze di caffè con un amico!"
giovedì 26 febbraio 2015
mercoledì 25 febbraio 2015
Il silenzio...
C'è una domanda, che credo ognuno abbia sentito almeno 100 volte nella propria vita, alla quale ho sempre cercato di dare una risposta a modo mio in quanto le risposte che sentivo non mi piacevano tanto.
La domanda è la seguente: "Se un albero cade in una foresta senza che ci siano spettatori, l’albero fa rumore cadendo?"
Ne ho sentite di ogni del tipo "Dipende da quanto è profonda la foresta", "dipende dall'eco", "dipende da che tipo di albero è", "dipende se lo vedo cadere" ecc. La prima risposta che avevo dato mi ricordo benissimo, diversi anni fa, è stata: "bhe se non c'è nessuno chi mi assicura che l'albero effettivamente sia caduto nella foresta?" Era nel periodo in cui volevo rompere le scatole, lo so, però non sapevo dare una risposta e come molti non avevo capito a fondo la "sottigliezza" del giochino e per anni sono andato avanti a domandarmi se sto benedetto albero (di natura sconosciuta) facesse rumore o meno in sta foresta (di profondità non nota)... Ma perchè quest'albero doveva proprio cadere quando non c'era nessuno a vedere/sentire la sua sorte? Boh, va beh, misteri. In ogni caso dopo poco tempo ho dato la mia risposta definitiva: "l'albero, per quanto sia profonda la foresta e che ci sia o meno qualcuno ad assistere alla scena, fa rumore!" Poi mi sono autoconvinto di questa cosa e poi ho cercato di spiegare il perchè! Beh una motivazione convincente credo che sia che se metto 2 persone di fianco, una sorda e l'altra no, e batto le mani... va da sè che la persona sorda non sente mentre quella non sorda sente. E voi direte: bene, bravo, quindi? Beh quindi penso che l'albero faccia rumore, poi il mio orecchio non l'ha sentito perchè essendo lontano non ha potuto percepire il suono... Però rumore l'ha fatto... Per assurdo è come se mettessi in dubbio che un aereo con 400 passeggeri abbia viaggiato da Miami a Roma solo perchè io non l'ho visto né partire né volare né atterrare... Ma le persone sono partite e arrivate... No? Va bhe spero di avervi convinto come mi sono convinto io...
Ho perso un po' il filo, non mi ricordo cosa dovevo dire... Ah sì! L'albero che cade, il vuoto, il rumore, il silenzio, nessuno che ascolta... Che poi è un po' quello che succede quando "litighi" con qualcuno no? Qualcosa che si rompe, magari le urla, il vuoto che ti rimane dentro, il silenzio! Va bhe, sto dilagando...
Quello che vorrei esprimere è che il silenzio, come la perfezione, è una cosa difficilissima da cercare, ti ci puoi avvicinare ma ci sarà sempre un rumorino di sottofondo che "disturba" il tuo silenzio. C'è differenza tra "pace" e "silenzio": uno può essere in pace al mare, magari sulla spiuaggia con un mojito in mano e ascoltando le onde e il vento... Ma quello non è silenzio... Sia chiaro mi piacerebbe eh essere sdraiato su una spiaggia con un mojito in mano e ascoltare il mare... però non è silenzio! La pace non è silenzio! E il silenzio è pace? Mah, io direi proprio di no! O meglio, dipende! Io se avessi silenzio sarei in pace il più delle volte! Ad esempio quando vivevo con i miei e mi svegliavo per andare a scuola e mia mamma mi faceva le domande impazzivo... Appena sono andato a vivere da solo, al mattino mi sveglio senza domande, e quindi convivo con una cosa che tende al silenzio, sono in pace! Ma se devi convivere con il silenzio di una persona a cui tu sei affezionato e che non ti rivolge più la parola? Se qualcuno non vuole parlare con te perchè ti crede pesante? Anche quello è silenzio, ma non credo sia pace! Certo è un concetto diverso dal silenzio che ci può essere nel vuoto, ma forse è peggio! Tante volte si fa più male con il silenzio che con 1000 parole, tante volte si esprime meglio un concetto in silenzio che con le parole, tante volte si fa più bella figura a stare in silenzio, tante volte si sta in silenzio perchè non si riesce ad esprimersi, troppe poche volte si sta in silenzio per ascoltare!
Quanto fa male il silenzio delle persone a cui vuoi bene? Quanto è difficile rispettare il silenzio di qualcun altro? Quanto è complicato dover stare in silenzio? Quanto è frustrante voler parlare e non riuscirci? Quanto è da idioti parlare quando si poteva stare zitti? Quanto è triste non saper ascoltare?
C'è un equilibrio a tutto ciò? Cioè io credo che tutti, ma proprio tutti abbiano qualcosa da dire, ma chi non lo fa è perchè secondo lui non ha davanti gli ascoltatori "giusti", cioè persone non disposte ad ascoltare, persone che non sono interessate all'argomento ecc... Quanto è triste quando non hai nessuno che ti ascolta e tu vorresti parlare? Quasi quanto è triste non voler parlare e qualcuno che cerca di fartelo fare... Ho detto "quasi quanto", non "uguale"... Sì perchè se uno non ha voglia di parlare e vuole rimanere in silenzio è giusto che abbia il diritto di farlo... Giusto, no? Vero è, però, che chi cerca di farti parlare è per farti sfogare, perchè ti vuole bene ecc... Non sono d'accordissimo ma lo riconosco... C'è chi non ha quasi mai voglia di parlare, c'è chi vorrebbe essere ascoltato!
C'è una bellissima canzone di Luca Carboni "Persone silenziose" della quale vi invito a leggere il testo...
Va bhe... Scrivo due miei ultimi pensieri poi la chiudo qui questa storia del silenzio:
1- Per fortuna, o per sfortuna non lo so, abbiamo diversi modi di comunicare:
- con i gesti (facendo un'espressione),
- con le parole (questo va da sè),
- con dei rumori (tipo un colpo di tosse per far capire qualcosa),
- con gli occhi...
Cavolo che bello comunicare con gli occhi, ma far capire, spesso e volentieri, cosa si vuole esprimere con quegli occhi, è abbastanza complesso... Ma gli occhi non mentono mai!
Allo stesso modo ci sono diversi modi di ascoltare:
- con i gesti (rispondendo all'espressione),
- con le parole (questo va da sè),
- con dei rumori (tipo un colpo di tosse per far capire qualcosa),
- con gli occhi...
Cavolo che bello ascoltare con gli occhi, ma è difficile comprendere, spesso e volentieri, cosa vogliono dirci quegli occhi... Ma gli occhi non mentono mai!
Quello che voglio dire è che allo stesso modo comunichiamo e ascoltiamo, il rapporto è 1:1, ma dato che ci sono tanti che parlano e pochi che ascoltano forse dovremmo impegnarci un po' di più ad ascoltare perchè abbiamo lo stesso numero di elementi per farlo!
2- Credo che gli stessi che cercano la perfezione cercano il silenzio, perchè il silenzio è una forma di perfezione in quanto esso stesso non esiste!
La domanda è la seguente: "Se un albero cade in una foresta senza che ci siano spettatori, l’albero fa rumore cadendo?"
Ne ho sentite di ogni del tipo "Dipende da quanto è profonda la foresta", "dipende dall'eco", "dipende da che tipo di albero è", "dipende se lo vedo cadere" ecc. La prima risposta che avevo dato mi ricordo benissimo, diversi anni fa, è stata: "bhe se non c'è nessuno chi mi assicura che l'albero effettivamente sia caduto nella foresta?" Era nel periodo in cui volevo rompere le scatole, lo so, però non sapevo dare una risposta e come molti non avevo capito a fondo la "sottigliezza" del giochino e per anni sono andato avanti a domandarmi se sto benedetto albero (di natura sconosciuta) facesse rumore o meno in sta foresta (di profondità non nota)... Ma perchè quest'albero doveva proprio cadere quando non c'era nessuno a vedere/sentire la sua sorte? Boh, va beh, misteri. In ogni caso dopo poco tempo ho dato la mia risposta definitiva: "l'albero, per quanto sia profonda la foresta e che ci sia o meno qualcuno ad assistere alla scena, fa rumore!" Poi mi sono autoconvinto di questa cosa e poi ho cercato di spiegare il perchè! Beh una motivazione convincente credo che sia che se metto 2 persone di fianco, una sorda e l'altra no, e batto le mani... va da sè che la persona sorda non sente mentre quella non sorda sente. E voi direte: bene, bravo, quindi? Beh quindi penso che l'albero faccia rumore, poi il mio orecchio non l'ha sentito perchè essendo lontano non ha potuto percepire il suono... Però rumore l'ha fatto... Per assurdo è come se mettessi in dubbio che un aereo con 400 passeggeri abbia viaggiato da Miami a Roma solo perchè io non l'ho visto né partire né volare né atterrare... Ma le persone sono partite e arrivate... No? Va bhe spero di avervi convinto come mi sono convinto io...
Ho perso un po' il filo, non mi ricordo cosa dovevo dire... Ah sì! L'albero che cade, il vuoto, il rumore, il silenzio, nessuno che ascolta... Che poi è un po' quello che succede quando "litighi" con qualcuno no? Qualcosa che si rompe, magari le urla, il vuoto che ti rimane dentro, il silenzio! Va bhe, sto dilagando...
Quello che vorrei esprimere è che il silenzio, come la perfezione, è una cosa difficilissima da cercare, ti ci puoi avvicinare ma ci sarà sempre un rumorino di sottofondo che "disturba" il tuo silenzio. C'è differenza tra "pace" e "silenzio": uno può essere in pace al mare, magari sulla spiuaggia con un mojito in mano e ascoltando le onde e il vento... Ma quello non è silenzio... Sia chiaro mi piacerebbe eh essere sdraiato su una spiaggia con un mojito in mano e ascoltare il mare... però non è silenzio! La pace non è silenzio! E il silenzio è pace? Mah, io direi proprio di no! O meglio, dipende! Io se avessi silenzio sarei in pace il più delle volte! Ad esempio quando vivevo con i miei e mi svegliavo per andare a scuola e mia mamma mi faceva le domande impazzivo... Appena sono andato a vivere da solo, al mattino mi sveglio senza domande, e quindi convivo con una cosa che tende al silenzio, sono in pace! Ma se devi convivere con il silenzio di una persona a cui tu sei affezionato e che non ti rivolge più la parola? Se qualcuno non vuole parlare con te perchè ti crede pesante? Anche quello è silenzio, ma non credo sia pace! Certo è un concetto diverso dal silenzio che ci può essere nel vuoto, ma forse è peggio! Tante volte si fa più male con il silenzio che con 1000 parole, tante volte si esprime meglio un concetto in silenzio che con le parole, tante volte si fa più bella figura a stare in silenzio, tante volte si sta in silenzio perchè non si riesce ad esprimersi, troppe poche volte si sta in silenzio per ascoltare!
Quanto fa male il silenzio delle persone a cui vuoi bene? Quanto è difficile rispettare il silenzio di qualcun altro? Quanto è complicato dover stare in silenzio? Quanto è frustrante voler parlare e non riuscirci? Quanto è da idioti parlare quando si poteva stare zitti? Quanto è triste non saper ascoltare?
C'è un equilibrio a tutto ciò? Cioè io credo che tutti, ma proprio tutti abbiano qualcosa da dire, ma chi non lo fa è perchè secondo lui non ha davanti gli ascoltatori "giusti", cioè persone non disposte ad ascoltare, persone che non sono interessate all'argomento ecc... Quanto è triste quando non hai nessuno che ti ascolta e tu vorresti parlare? Quasi quanto è triste non voler parlare e qualcuno che cerca di fartelo fare... Ho detto "quasi quanto", non "uguale"... Sì perchè se uno non ha voglia di parlare e vuole rimanere in silenzio è giusto che abbia il diritto di farlo... Giusto, no? Vero è, però, che chi cerca di farti parlare è per farti sfogare, perchè ti vuole bene ecc... Non sono d'accordissimo ma lo riconosco... C'è chi non ha quasi mai voglia di parlare, c'è chi vorrebbe essere ascoltato!
C'è una bellissima canzone di Luca Carboni "Persone silenziose" della quale vi invito a leggere il testo...
Va bhe... Scrivo due miei ultimi pensieri poi la chiudo qui questa storia del silenzio:
1- Per fortuna, o per sfortuna non lo so, abbiamo diversi modi di comunicare:
- con i gesti (facendo un'espressione),
- con le parole (questo va da sè),
- con dei rumori (tipo un colpo di tosse per far capire qualcosa),
- con gli occhi...
Cavolo che bello comunicare con gli occhi, ma far capire, spesso e volentieri, cosa si vuole esprimere con quegli occhi, è abbastanza complesso... Ma gli occhi non mentono mai!
Allo stesso modo ci sono diversi modi di ascoltare:
- con i gesti (rispondendo all'espressione),
- con le parole (questo va da sè),
- con dei rumori (tipo un colpo di tosse per far capire qualcosa),
- con gli occhi...
Cavolo che bello ascoltare con gli occhi, ma è difficile comprendere, spesso e volentieri, cosa vogliono dirci quegli occhi... Ma gli occhi non mentono mai!
Quello che voglio dire è che allo stesso modo comunichiamo e ascoltiamo, il rapporto è 1:1, ma dato che ci sono tanti che parlano e pochi che ascoltano forse dovremmo impegnarci un po' di più ad ascoltare perchè abbiamo lo stesso numero di elementi per farlo!
2- Credo che gli stessi che cercano la perfezione cercano il silenzio, perchè il silenzio è una forma di perfezione in quanto esso stesso non esiste!
martedì 24 febbraio 2015
La ricerca della perfezione...
Se dovessi rappresentare la parola "perfezione" probabilmente la rappresenterei con un semplice
2+2=4 o con una qualsiasi altra uguaglianza.
Se dovessi definirla probabilmente direi che è una cosa che non si può toccare con mano alla quale si avvicinano un sacco di cose ma senza mai toccarla.
Provo a spiegare queste 2 idee che ho in testa:
1- Nel momento in cui io do un significato al simbolo "2", cioè lo intendo come tutti sappiamo una quantità (cioè 2) di elementi, qualsiasi essi siano, e do un significato al simbolo "+" , cioè gli attribuisco il significato di somma che tutti sappiamo, allora posso affermare con certezza che 2+2=4 (per il simbolo "=" e "4" valgono gli stessi principi dei simboli precedenti). Se ci si riflette un secondo sopra ogni simbolo che noi utilizziamo per scrivere e quindi comunicare ha un significato unico, standard che vale per tutti: il simbolo 1, il 2, il 3, la R, la P, la Q, etc. E allora se io affermo che 2+2 fa 5 sto dicendo una cosa non vera (per assurdo se avessero deciso di attribuire il simbolo "5" al valore "quattro" allora l'uguaglianza sarebbe stata vera ma non è così), una cavolata, una cosa imperfetta, mentre se dico che 2+2=4 non sto dicendo nulla di male, non posso togliere e aggiungere nulla a questa mia "scritta", giusto? Allora è perfetta così! Allora posso dire che la perfezione è quando non devi aggiungere né togliere niente ad una cosa che va bene così? Più o meno! Sì, più o meno! Perché nel momento in cui questo concetto astratto del 2+2=4 lo applico, non so, ad una montagna, subentra il concetto di bellezza: a me può piacere una montagna così come la vedo, con un po' di neve, con le nuvole che la tagliano, con i suoi angoli che secondo me sono bellissimi etc., ma ad un altro potrebbe non piacergli l'angolo in basso a sinistra e lo smusserebbe e poi quelle nuvole che nascondono parte della montagna e non si vede nemmeno quanto è alta... E di questi esempi ce ne sono un miliardo. Per questo rispondo più o meno! Questo esempio è transitorio per il punto 2 e provo a spiegare perché...
2- Pensiamo di prendere un compasso e di disegnare una circonferenza su un foglio. Beh sicuramente il rapporto tra circonferenza e raggio sarà “pi greco” o quanto meno si avvicina (e già con questo "si avvicina" sto dicendo che non è preciso ma lasciamo stare); ora a prima vista quello che abbiamo disegnato sembra super preciso, sembra bello, uno dei migliori cerchi/circonferenze mai disegnati prima... Dicendo questo ho già dato 2 spunti di riflessione: 1) "preciso", quindi perfezione vuol dire precisione? No non credo! 2) sembra "bello", quindi bello vuol dire perfetto? No, non credo nemmeno questo... E allora? E allora prendi il tuo foglio con la tua circonferenza e prendi una lente di ingrandimento e guarda il tuo disegno: scoprirai che la matita non segue un percorso preciso ma a causa delle pieghe del foglio, sì perché il foglio per quanto possa essere liscio presenta delle onde irregolari, ma il suo percorso è come se fosse spezzato e non continuo! Allora la nostra idea di circonferenza non è la stessa che realmente è! Si avvicina tantissimo perché senza la lente noi non vedremmo queste "imperfezioni" (passatemi il termine vi prego!). Dunque o cambiamo il concetto di circonferenza e cioè la definiamo come infiniti infinitesimi segmenti (che poi è quello che è stato fatto per scoprire il “pi greco”, la famosa "quadratura del cerchio"), e allora sarebbe perfetta, oppure quella non è una circonferenza!
Ufffff, con un po' di fatica sono arrivato più o meno al punto che volevo... Probabilmente qualcuno sta pensando "ma cosa si è fumato questo?", beh in effetti... Ma in realtà non fumo nulla e nemmeno mi drogo (forse è peggio? Boh, va beh...). La cosa interessante è che sto cercando di dare una definizione di perfezione, o dare un senso alla parola ma non sono riuscito a farlo, o meglio, ci riesco fino ad un certo punto, poi però devo scendere a compromessi, cosa che non voglio fare... Ma se ci penso bene anche attribuire un significato ad un simbolo è un compromesso. E quindi posso affermare che partendo da un assioma (che secondo me è un bel modo di definire la parola "compromesso") allora riesco a dare la definizione del concetto di perfezione legato solo a cose non valutabili con i 5 sensi! Se non parto da un assioma non riesco a dare una definizione di perfezione!
Ho sentito tante volte dire che la Gioconda è un quadro perfetto, ma sinceramente a me non dice nulla questa affermazione, se non che si può scomporre con i rettangoli aurei (parlerò più avanti di questo); prima di essere frainteso, la Gioconda per me è spettacolare, ma non è perfetta, cioè non so cosa si vuole intendere con la parola "perfetta".
In matematica si dice che un numero è "perfetto" se è somma e prodotto dei suoi divisori tranne se stesso. Ad esempio il 6 che ha come divisori 3, 2 e 1 (anche il 6 divide 6 ma non si può prendere in considerazione), se li sommo: 3+2+1=6, se li moltiplico 3*2*1=6, funziona! In questo caso affermo che il 6 è perfetto!
La Gioconda ---> concetto non astratto
6 ---> concetto astratto.
Che poi se penso che per avere una cosa "perfetta" mi devo basare su un rapporto infinito, se penso che il rapporto aureo è un numero infinito... Ma va beh... Pensieri...
Vorrei chiudere con una considerazione, una considerazione un po' lunga che in realtà è quello che volevo scrivere in questo post ma non avrebbe avuto senso senza esporre quello che ho esposto... Va beh in ogni caso credo che il miglioramento di noi stessi sia dovuto alla costante ricerca della "perfezione" e questo lo si può fare in mille modi:
- osservando
- studiando
- confrontandosi
- ricercando
- ...
Questo continuo volersi migliorare, conoscere e sapere, che poi sono abbastanza collegate tra loro, è il volersi avvicinare, senza mai toccarla, alla perfezione! Forse è per questo che si dice "non si smette mai di imparare"! Certo, perché credo che la perfezione non esista! Puoi diventare un guru di quello che vuoi ma non potrai mai sapere tutto! Anche perché se arrivassi a sapere tutto non avresti forse più scopi nella vita anche se avresti una bella soddisfazione nell'essere riuscito ad arrivare! Beh sappi che non è così! Per fortuna non è così! E questa ricerca non farla diventare un'ossessione, come faccio io, perché tanto non serve...
La perfezione è lassù, secondo me a volte non si fa nemmeno vedere, forse a volte non esiste nemmeno... E noi forse stiamo cercando costantemente qualcosa che non c'è...
Se dovessi definirla probabilmente direi che è una cosa che non si può toccare con mano alla quale si avvicinano un sacco di cose ma senza mai toccarla.
Provo a spiegare queste 2 idee che ho in testa:
1- Nel momento in cui io do un significato al simbolo "2", cioè lo intendo come tutti sappiamo una quantità (cioè 2) di elementi, qualsiasi essi siano, e do un significato al simbolo "+" , cioè gli attribuisco il significato di somma che tutti sappiamo, allora posso affermare con certezza che 2+2=4 (per il simbolo "=" e "4" valgono gli stessi principi dei simboli precedenti). Se ci si riflette un secondo sopra ogni simbolo che noi utilizziamo per scrivere e quindi comunicare ha un significato unico, standard che vale per tutti: il simbolo 1, il 2, il 3, la R, la P, la Q, etc. E allora se io affermo che 2+2 fa 5 sto dicendo una cosa non vera (per assurdo se avessero deciso di attribuire il simbolo "5" al valore "quattro" allora l'uguaglianza sarebbe stata vera ma non è così), una cavolata, una cosa imperfetta, mentre se dico che 2+2=4 non sto dicendo nulla di male, non posso togliere e aggiungere nulla a questa mia "scritta", giusto? Allora è perfetta così! Allora posso dire che la perfezione è quando non devi aggiungere né togliere niente ad una cosa che va bene così? Più o meno! Sì, più o meno! Perché nel momento in cui questo concetto astratto del 2+2=4 lo applico, non so, ad una montagna, subentra il concetto di bellezza: a me può piacere una montagna così come la vedo, con un po' di neve, con le nuvole che la tagliano, con i suoi angoli che secondo me sono bellissimi etc., ma ad un altro potrebbe non piacergli l'angolo in basso a sinistra e lo smusserebbe e poi quelle nuvole che nascondono parte della montagna e non si vede nemmeno quanto è alta... E di questi esempi ce ne sono un miliardo. Per questo rispondo più o meno! Questo esempio è transitorio per il punto 2 e provo a spiegare perché...
2- Pensiamo di prendere un compasso e di disegnare una circonferenza su un foglio. Beh sicuramente il rapporto tra circonferenza e raggio sarà “pi greco” o quanto meno si avvicina (e già con questo "si avvicina" sto dicendo che non è preciso ma lasciamo stare); ora a prima vista quello che abbiamo disegnato sembra super preciso, sembra bello, uno dei migliori cerchi/circonferenze mai disegnati prima... Dicendo questo ho già dato 2 spunti di riflessione: 1) "preciso", quindi perfezione vuol dire precisione? No non credo! 2) sembra "bello", quindi bello vuol dire perfetto? No, non credo nemmeno questo... E allora? E allora prendi il tuo foglio con la tua circonferenza e prendi una lente di ingrandimento e guarda il tuo disegno: scoprirai che la matita non segue un percorso preciso ma a causa delle pieghe del foglio, sì perché il foglio per quanto possa essere liscio presenta delle onde irregolari, ma il suo percorso è come se fosse spezzato e non continuo! Allora la nostra idea di circonferenza non è la stessa che realmente è! Si avvicina tantissimo perché senza la lente noi non vedremmo queste "imperfezioni" (passatemi il termine vi prego!). Dunque o cambiamo il concetto di circonferenza e cioè la definiamo come infiniti infinitesimi segmenti (che poi è quello che è stato fatto per scoprire il “pi greco”, la famosa "quadratura del cerchio"), e allora sarebbe perfetta, oppure quella non è una circonferenza!
Ufffff, con un po' di fatica sono arrivato più o meno al punto che volevo... Probabilmente qualcuno sta pensando "ma cosa si è fumato questo?", beh in effetti... Ma in realtà non fumo nulla e nemmeno mi drogo (forse è peggio? Boh, va beh...). La cosa interessante è che sto cercando di dare una definizione di perfezione, o dare un senso alla parola ma non sono riuscito a farlo, o meglio, ci riesco fino ad un certo punto, poi però devo scendere a compromessi, cosa che non voglio fare... Ma se ci penso bene anche attribuire un significato ad un simbolo è un compromesso. E quindi posso affermare che partendo da un assioma (che secondo me è un bel modo di definire la parola "compromesso") allora riesco a dare la definizione del concetto di perfezione legato solo a cose non valutabili con i 5 sensi! Se non parto da un assioma non riesco a dare una definizione di perfezione!
Ho sentito tante volte dire che la Gioconda è un quadro perfetto, ma sinceramente a me non dice nulla questa affermazione, se non che si può scomporre con i rettangoli aurei (parlerò più avanti di questo); prima di essere frainteso, la Gioconda per me è spettacolare, ma non è perfetta, cioè non so cosa si vuole intendere con la parola "perfetta".
In matematica si dice che un numero è "perfetto" se è somma e prodotto dei suoi divisori tranne se stesso. Ad esempio il 6 che ha come divisori 3, 2 e 1 (anche il 6 divide 6 ma non si può prendere in considerazione), se li sommo: 3+2+1=6, se li moltiplico 3*2*1=6, funziona! In questo caso affermo che il 6 è perfetto!
La Gioconda ---> concetto non astratto
6 ---> concetto astratto.
Che poi se penso che per avere una cosa "perfetta" mi devo basare su un rapporto infinito, se penso che il rapporto aureo è un numero infinito... Ma va beh... Pensieri...
Vorrei chiudere con una considerazione, una considerazione un po' lunga che in realtà è quello che volevo scrivere in questo post ma non avrebbe avuto senso senza esporre quello che ho esposto... Va beh in ogni caso credo che il miglioramento di noi stessi sia dovuto alla costante ricerca della "perfezione" e questo lo si può fare in mille modi:
- osservando
- studiando
- confrontandosi
- ricercando
- ...
Questo continuo volersi migliorare, conoscere e sapere, che poi sono abbastanza collegate tra loro, è il volersi avvicinare, senza mai toccarla, alla perfezione! Forse è per questo che si dice "non si smette mai di imparare"! Certo, perché credo che la perfezione non esista! Puoi diventare un guru di quello che vuoi ma non potrai mai sapere tutto! Anche perché se arrivassi a sapere tutto non avresti forse più scopi nella vita anche se avresti una bella soddisfazione nell'essere riuscito ad arrivare! Beh sappi che non è così! Per fortuna non è così! E questa ricerca non farla diventare un'ossessione, come faccio io, perché tanto non serve...
La perfezione è lassù, secondo me a volte non si fa nemmeno vedere, forse a volte non esiste nemmeno... E noi forse stiamo cercando costantemente qualcosa che non c'è...
lunedì 23 febbraio 2015
L'insegnamento in generale...
Credo
che l'insegnamento sia una delle cose più complicate da fare, credo che
non solo una persona debba avere una vocazione, una specie di vocina
dentro che gli dica come fare, quando farlo
etc., ma credo che oltre a questo aspetto innato, si debba anche avere
un certo tipo di conoscenza della materia, una certa dose di umiltà, un
certo saper fare, qualsiasi sia la disciplina che si vuole trasmettere e
a qualsiasi pubblico ci si stia rivolgendo.
La difficoltà maggiore è che lo stesso concetto puoi farlo arrivare
bene o male a tutti i tipi di pubblico, ma il modo in cui arriva deve
essere diverso: posso spiegare cos'è un'equazione di secondo grado a
qualsiasi essere umano, ma a una persona di 30 anni
glielo posso/devo spiegare in un modo, a un ragazzo di 12 glielo
posso/devo spiegare in un altro. Sì, perché non solo 2 persone di età
diverse hanno capacità intellettuali diverse, ma anche perché hanno
interessi diversi. Mi spiego meglio: probabilmente ad
un ragazzo di 30 anni conoscere un'equazione di secondo grado può
essere utile per lavoro, per interesse personale, per risolvere un
problema in modo adeguato o altro che non mi viene in mente e quindi è
in qualche modo interessato alla cosa per risolvere
un suo problema. Un ragazzino di 12 anni probabilmente vive anche
meglio se non conosce l'argomento e se voglio fare in modo che questo mi
ascolti lo devo fare interessare, devo usare altre parole, altri
esempi, altre modalità per fare in modo di essere ascoltato
e di interessarlo! Risultato: ad entrambi ho spiegato la stessa cosa ma
ci sono arrivato in maniera totalmente diversa! Poi è chiaro, se quello
di 30 anni non è abbastanza sveglio glielo spiego con lo stesso metodo
del ragazzino di 12 ahahahah... Vorrei andare
un po' più a fondo sempre parlando dello stesso concetto e ampliando
maggiormente il discorso. Supponiamo di insegnare il terzo tempo ad una
squadra di pallacanestro (per chi non lo sapesse il terzo tempo è un
movimento di tiro a canestro). Ah, premessa, scelgo
questo esempio perché sono un allenatore ma non sono un insegnante di
matematica (purtroppo) e non voglio mettermi in una condizione in cui
non sono! Dicevo, supponiamo di insegnare il suddetto movimento di tiro a
canestro: questo movimento richiede coordinazione,
equilibrio, discreta forza fisica, precisione, etc. Lasciando perdere
la tecnica con cui viene insegnato il movimento, nella quale per ora non
mi sento di entrare anche perché potrei aprire mille aspetti che non
voglio aprire… credo sia fondamentale riconoscere
1 cosa: in una squadra di 14 persone ci sono 14 teste e 14 modi di pensare, apprendere, reagire.
Per essere un bravo insegnante, non solo devo conoscere
perfettamente il gesto tecnico dell'esecuzione del terzo tempo, ma devo
anche essere bravo, nell'arco di un tot di tempo, a fare in modo che
tutti, bene o male, abbiano assorbito il concetto e replicato
in campo. Non solo! Come detto, c'è chi apprende subito, chi ci mette
un po' di più, chi non ha voglia etc., è possibile che un ragazzino
impari al volo, un altro ci metta un secolo, etc. Didatticamente io non posso andare avanti se tutti non sono sullo stesso piano e proprio in questo si vede la bravura di un insegnante!
Al ragazzino che ci mette una vita ad imparare e che magari si sente indietro, è demotivato etc. devo spiegare un milione di volte il movimento, devo caricarlo, devo dargli più attenzione; a quello che lo impara al volo devo richiedere qualcosa in più, tipo farlo ad una maggiore velocità, aggiustargli la tecnica, i piedi, cioè posso rompergli le scatole sui particolari. Per me è completamente sbagliato correggere i particolari subito: prima impari il movimento, lo fai tuo e poi lo velocizzi, correggi i particolari, sempre uno alla volta, e poi li velocizzi. Per me è sempre meglio correggere una sola cosa e farla bene che dare una serie di nozioni e farle male!
Ad un ragazzino magari un po' timido gli dico da parte cosa dovrebbe migliorare, a uno che si fa scivolare le cose magari posso permettermi di richiamarlo davanti a tutti...
Ma la cosa davvero strana, che poi non è così strana, è che tu insegni a loro qualcosa, ma loro insegnano a te molto di più se li sai osservare! Se li sai osservare, ascoltare, capire, e hai l'umiltà di farlo (e questo non è da poco) riesci come dire ad entrare sotto pelle e diventa automatico il modo di rapportarti... Sì perché sono ragazzi che stanno crescendo, con le loro emozioni, con i loro modi di fare, con le loro gioie, tristezze, pensieri e un sacco di cose e tu in quel momento fai parte della loro crescita e non puoi permetterti di rovinargliela! E la cosa incredibile è che loro lo sentono, lo capiscono e sono loro a venire da te se hanno un problema, se vogliono un consiglio, se vogliono farsi una risata con te! E, lasciando perdere se il terzo tempo viene bene o male (se viene male me li mangio!!!), questa è una delle più belle soddisfazioni!
Al ragazzino che ci mette una vita ad imparare e che magari si sente indietro, è demotivato etc. devo spiegare un milione di volte il movimento, devo caricarlo, devo dargli più attenzione; a quello che lo impara al volo devo richiedere qualcosa in più, tipo farlo ad una maggiore velocità, aggiustargli la tecnica, i piedi, cioè posso rompergli le scatole sui particolari. Per me è completamente sbagliato correggere i particolari subito: prima impari il movimento, lo fai tuo e poi lo velocizzi, correggi i particolari, sempre uno alla volta, e poi li velocizzi. Per me è sempre meglio correggere una sola cosa e farla bene che dare una serie di nozioni e farle male!
Ad un ragazzino magari un po' timido gli dico da parte cosa dovrebbe migliorare, a uno che si fa scivolare le cose magari posso permettermi di richiamarlo davanti a tutti...
Ma la cosa davvero strana, che poi non è così strana, è che tu insegni a loro qualcosa, ma loro insegnano a te molto di più se li sai osservare! Se li sai osservare, ascoltare, capire, e hai l'umiltà di farlo (e questo non è da poco) riesci come dire ad entrare sotto pelle e diventa automatico il modo di rapportarti... Sì perché sono ragazzi che stanno crescendo, con le loro emozioni, con i loro modi di fare, con le loro gioie, tristezze, pensieri e un sacco di cose e tu in quel momento fai parte della loro crescita e non puoi permetterti di rovinargliela! E la cosa incredibile è che loro lo sentono, lo capiscono e sono loro a venire da te se hanno un problema, se vogliono un consiglio, se vogliono farsi una risata con te! E, lasciando perdere se il terzo tempo viene bene o male (se viene male me li mangio!!!), questa è una delle più belle soddisfazioni!
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