Credo
che l'insegnamento sia una delle cose più complicate da fare, credo che
non solo una persona debba avere una vocazione, una specie di vocina
dentro che gli dica come fare, quando farlo
etc., ma credo che oltre a questo aspetto innato, si debba anche avere
un certo tipo di conoscenza della materia, una certa dose di umiltà, un
certo saper fare, qualsiasi sia la disciplina che si vuole trasmettere e
a qualsiasi pubblico ci si stia rivolgendo.
La difficoltà maggiore è che lo stesso concetto puoi farlo arrivare
bene o male a tutti i tipi di pubblico, ma il modo in cui arriva deve
essere diverso: posso spiegare cos'è un'equazione di secondo grado a
qualsiasi essere umano, ma a una persona di 30 anni
glielo posso/devo spiegare in un modo, a un ragazzo di 12 glielo
posso/devo spiegare in un altro. Sì, perché non solo 2 persone di età
diverse hanno capacità intellettuali diverse, ma anche perché hanno
interessi diversi. Mi spiego meglio: probabilmente ad
un ragazzo di 30 anni conoscere un'equazione di secondo grado può
essere utile per lavoro, per interesse personale, per risolvere un
problema in modo adeguato o altro che non mi viene in mente e quindi è
in qualche modo interessato alla cosa per risolvere
un suo problema. Un ragazzino di 12 anni probabilmente vive anche
meglio se non conosce l'argomento e se voglio fare in modo che questo mi
ascolti lo devo fare interessare, devo usare altre parole, altri
esempi, altre modalità per fare in modo di essere ascoltato
e di interessarlo! Risultato: ad entrambi ho spiegato la stessa cosa ma
ci sono arrivato in maniera totalmente diversa! Poi è chiaro, se quello
di 30 anni non è abbastanza sveglio glielo spiego con lo stesso metodo
del ragazzino di 12 ahahahah... Vorrei andare
un po' più a fondo sempre parlando dello stesso concetto e ampliando
maggiormente il discorso. Supponiamo di insegnare il terzo tempo ad una
squadra di pallacanestro (per chi non lo sapesse il terzo tempo è un
movimento di tiro a canestro). Ah, premessa, scelgo
questo esempio perché sono un allenatore ma non sono un insegnante di
matematica (purtroppo) e non voglio mettermi in una condizione in cui
non sono! Dicevo, supponiamo di insegnare il suddetto movimento di tiro a
canestro: questo movimento richiede coordinazione,
equilibrio, discreta forza fisica, precisione, etc. Lasciando perdere
la tecnica con cui viene insegnato il movimento, nella quale per ora non
mi sento di entrare anche perché potrei aprire mille aspetti che non
voglio aprire… credo sia fondamentale riconoscere
1 cosa: in una squadra di 14 persone ci sono 14 teste e 14 modi di pensare, apprendere, reagire.
Per essere un bravo insegnante, non solo devo conoscere
perfettamente il gesto tecnico dell'esecuzione del terzo tempo, ma devo
anche essere bravo, nell'arco di un tot di tempo, a fare in modo che
tutti, bene o male, abbiano assorbito il concetto e replicato
in campo. Non solo! Come detto, c'è chi apprende subito, chi ci mette
un po' di più, chi non ha voglia etc., è possibile che un ragazzino
impari al volo, un altro ci metta un secolo, etc. Didatticamente io non posso andare avanti se tutti non sono sullo stesso piano e proprio in questo si vede la bravura di un insegnante!
Al ragazzino che ci mette una vita ad imparare e che magari si sente indietro, è demotivato etc. devo spiegare un milione di volte il movimento, devo caricarlo, devo dargli più attenzione; a quello che lo impara al volo devo richiedere qualcosa in più, tipo farlo ad una maggiore velocità, aggiustargli la tecnica, i piedi, cioè posso rompergli le scatole sui particolari. Per me è completamente sbagliato correggere i particolari subito: prima impari il movimento, lo fai tuo e poi lo velocizzi, correggi i particolari, sempre uno alla volta, e poi li velocizzi. Per me è sempre meglio correggere una sola cosa e farla bene che dare una serie di nozioni e farle male!
Ad un ragazzino magari un po' timido gli dico da parte cosa dovrebbe migliorare, a uno che si fa scivolare le cose magari posso permettermi di richiamarlo davanti a tutti...
Ma la cosa davvero strana, che poi non è così strana, è che tu insegni a loro qualcosa, ma loro insegnano a te molto di più se li sai osservare! Se li sai osservare, ascoltare, capire, e hai l'umiltà di farlo (e questo non è da poco) riesci come dire ad entrare sotto pelle e diventa automatico il modo di rapportarti... Sì perché sono ragazzi che stanno crescendo, con le loro emozioni, con i loro modi di fare, con le loro gioie, tristezze, pensieri e un sacco di cose e tu in quel momento fai parte della loro crescita e non puoi permetterti di rovinargliela! E la cosa incredibile è che loro lo sentono, lo capiscono e sono loro a venire da te se hanno un problema, se vogliono un consiglio, se vogliono farsi una risata con te! E, lasciando perdere se il terzo tempo viene bene o male (se viene male me li mangio!!!), questa è una delle più belle soddisfazioni!
Al ragazzino che ci mette una vita ad imparare e che magari si sente indietro, è demotivato etc. devo spiegare un milione di volte il movimento, devo caricarlo, devo dargli più attenzione; a quello che lo impara al volo devo richiedere qualcosa in più, tipo farlo ad una maggiore velocità, aggiustargli la tecnica, i piedi, cioè posso rompergli le scatole sui particolari. Per me è completamente sbagliato correggere i particolari subito: prima impari il movimento, lo fai tuo e poi lo velocizzi, correggi i particolari, sempre uno alla volta, e poi li velocizzi. Per me è sempre meglio correggere una sola cosa e farla bene che dare una serie di nozioni e farle male!
Ad un ragazzino magari un po' timido gli dico da parte cosa dovrebbe migliorare, a uno che si fa scivolare le cose magari posso permettermi di richiamarlo davanti a tutti...
Ma la cosa davvero strana, che poi non è così strana, è che tu insegni a loro qualcosa, ma loro insegnano a te molto di più se li sai osservare! Se li sai osservare, ascoltare, capire, e hai l'umiltà di farlo (e questo non è da poco) riesci come dire ad entrare sotto pelle e diventa automatico il modo di rapportarti... Sì perché sono ragazzi che stanno crescendo, con le loro emozioni, con i loro modi di fare, con le loro gioie, tristezze, pensieri e un sacco di cose e tu in quel momento fai parte della loro crescita e non puoi permetterti di rovinargliela! E la cosa incredibile è che loro lo sentono, lo capiscono e sono loro a venire da te se hanno un problema, se vogliono un consiglio, se vogliono farsi una risata con te! E, lasciando perdere se il terzo tempo viene bene o male (se viene male me li mangio!!!), questa è una delle più belle soddisfazioni!
I ragazzi saranno fieri di avere un "insegnante" come te!
RispondiEliminaGrazie Daisy,
Eliminaonestamente non lo so, ma spero di sì... Io cerco di dare sempre il massimo... :-)
Perfetto direi ,credo che il miglior insegnante sia quello che faccia questa professione con l cuore e non con la superbia
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